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LA COSTITUZIONE ITALIANA: breve storia
“Questa Carta che stiamo per darci è, essa stessa, un inno di speranza e di fede”.
Queste sono le parole di Meuccio Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione, pronunciate il 22 dicembre del 1947, data in cui fu approvata con votazione finale a larghissima maggioranza, la nuova Costituzione.
La storia costituzionale italiana, come quella di tutta l’Europa, affonda le sue radici ai tempi della Rivoluzione francese, periodo in cui la diffusione delle idee liberali aveva reso evidente alla classe borghese la necessità di porre limiti al potere assoluto dei sovrani.
Il primo testo avente queste caratteristiche è stato lo Statuto Albertino, la cui stesura risale al 1848. Lo stesso è stato il frutto di una concessione unilaterale disposta dal sovrano, il re Carlo Alberto, volta a limitare lo scontento popolare presente all’epoca. La stessa ha avuto efficacia prima nel Regno di Sardegna e dopo, con la proclamazione del Regno d’Italia, in tutto il resto della penisola. Questo statuto con la sua flessibilità e la sua elasticità data dalle poche e scarne disposizioni presenti al suo interno, ha potuto, gradualmente, adeguarsi agli sviluppi storici italiani.
Con la caduta del regime fascista nel 1943, le forze politiche di allora si trovavano di fronte alla necessità di ricostruire lo Stato italiano anche da un punto di vista legislativo in quanto, il passaggio della dittatura, aveva lasciato alle sue spalle leggi che limitavano in maniera significativa, quasi assoluta, la libertà, i diritti e la tutela dei singoli cittadini.
Per porre fine al dissesto politico che si era venuto a creare, il Comitato di liberazione nazionale (CLN) insieme agli esponenti della monarchia decise, l’anno successivo, di dar vita ad un regime politico transitorio e di devolvere la questione istituzionale alla deliberazione, tramite referendum popolare, indetto per il giorno 2 giugno 1946. L’importanza di questo referendum era duplice: da un lato si concedeva direttamente al popolo la possibilità di scegliere tra la forma di governo monarchica o repubblicana e, dall’altro lato, per la prima volta nella storia italiana, il voto era a suffragio universale e non più solo ristretto ai cittadini di sesso maschile, consentendo in questo modo anche alle donne di poter esercitare il proprio diritto di voto. Poiché il popolo aveva votato per la forma repubblicana, il re allora in carica, Umberto, fu costretto ad abdicare.
Nel medesimo giorno i cittadini italiani erano stati anche chiamati ad eleggere i membri dell’Assemblea Costituente, i quali avrebbero avuto l’incarico di redigere un testo in grado di dare maggiori garanzie ai cittadini rispetto al previgente Statuto Albertino. Una volta eletta, la stessa si riunì per la prima volta il 25 giugno dello stesso anno.
Lasciate da parte le differenze politiche e ideologiche, i partiti decisero di trovare un compromesso in quanto il desiderio comune a tutti era di stilare al più presto una Costituzione, di matrice repubblicana, in grado di fungere da base per la nuova forma di Stato che andava formandosi. La stesura della stessa venne demandata ad un’apposita commissione denominata “Commissione dei 75”, composta da soggetti scelti in proporzione alla rappresentatività dei gruppi politici eletti, la quale avrebbe successivamente sottoposto la stessa al voto dell’Assemblea.
Frutto del lavoro durato molti mesi, la nuova Costituzione italiana venne promulgata dal Presidente provvisorio Enrico De Nicola il giorno 27 dicembre 1947, per poi entrare in vigore il primo gennaio 1948.
Dot.ssa Benedetta Barlottini,
Tutor di diritto, matematica, coordinatrice progetto College 2.0
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